Li osservo in questi giorni. Molto più di prima.
E quello che mi stanno mettendo sotto gli occhi è un mondo che vorrei far mio. Il più possibile. Aldilà della fatica, della preoccupazione, degli ostacoli e delle privazioni che questo isolamento ha portato a tutti. Soprattutto a loro. I nostri bambini.
Mi sono concentrata ad osservarli e a viverli in un tempo che non hanno mai vissuto e che, si spera, mai più ritornerà. In un tempo che li priva e li ostacola sotto molti punti di vista. Ma che contemporaneamente dona loro anche una indiscutibile quiete.
Con quiete non intendo una situazione di calma, di passività e di relax ma un’assenza di movimento, uno stato di riposo, una pausa. Di tempo, di mente, di impegni.
Ecco, è proprio questa preziosa quiete che è riuscita a mostrarmi ancora di più e in modo diverso la ricchezza del mondo infantile. E ve la voglio raccontare. Di quanto poco basta al bambino per mostrare al mondo questa immensa ricchezza interiore.
Basta un telo e due sedie per costruire il più bello dei castelli, anche nella casa più piccola del mondo. E diventare così re e regine di un regno incantato. Basta una gonna per diventare una ballerina, un cappello per trasformarsi in un duca ed un cuscino da cavalcare per divenire la più brava delle cavallerizze.
Basta un tempo lento e dilatato per far emergere la voglia spontanea di imparare a cucinare e, addirittura, arrivare a sostituire la mamma in cucina per preparare merende saporite e deliziosi pranzetti.
Basta una lunga permanenza a casa per vivere a pieno ogni attività casalinga e volerne far parte in modo attivo imparando così a spazzare, a pulire i vetri, ad asciugare i piatti, a prendersi cura della propria casa. Senza essere costretto, premiato o lodato.
Basta del tempo non organizzato per far nascere idee spontanee creative che portano alla progettazione e alla realizzazione di vere e proprie opere d’arte.
Basta la convivenza prolungata con la propria famiglia per conoscere a fondo come mai prima d’ora fratelli e genitori e riuscire a sintonizzarsi così sul modo di essere di ognuno.
Basta un periodo lungo di rilassamento per far nascere domande profonde, per trovare il coraggio di porle e per confidare pensieri mai svelati.
Basta un periodo senza fretta, senza corse di qua e di là, senza spostamenti per riuscire ad essere più presenti, più concentrati, più attenti.
Bastano lunghe giornate di contatto con se stessi per far emergere pensieri, riflessioni, considerazioni importanti.
Basta trascorrere così tanto tempo in un luogo familiare come la propria casa per abbassare difese, far uscire emozioni, accogliere e far accogliere qualsiasi manifestazione di se stessi. Rigenerarsi, ricaricarsi e rafforzarsi dal punto di vista emotivo.
Basta un vero periodo di riposo per poter far agire le forze vitali e far trasformare così in soli due mesi visi, espressioni e capelli. Far allungare gambe, braccia e piedi. E dipingere gli occhi di un colore più intenso.
Questa non è certo la loro condizione ideale e si spera di ritornare al più presto ad una vita il più possibile adatta alla loro crescita. Ma come ogni accadimento anche questo ci può insegnare molto come genitori, come educatori, come adulti. Sia a vivere un po’ più come loro, sia a ripensare alla vita che il bambino ha vissuto fino ad ora.
Dovremo essere in grado di trovare un equilibrio tra il prima e l’adesso. Tra una vita eccessivamente in movimento e una vita immobile. Tra una vita basata sul troppo e una vita basata sul poco.
Questa quiete è un’immagine profonda che custodisco dentro di me e che mi guida nel ripensare al mio ruolo genitoriale.
I bambini si sono fermati perchè è l’adulto che, chi più chi meno, si è fermato. Il nostro modo di vivere si rispecchia inevitabilmente nel loro modo di vivere.
Questa situazione che stiamo vivendo, drammatica e impegnativa sotto tantissimi punti di vista, è riuscita però anche a farci sperimentare una vita diversa e ci sta mostrando gli effetti che può avere un modo di stare nel mondo mai vissuto prima.
Dopo, ricerchiamola questa quiete.
Procurati momenti di calma interiore e in questi momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale.
(Rudolf Steiner)
Elena Bernabè