Non è un problema di pigrizia né di golosità, non hai problemi di salute che ne sono la causa (ipotiroidismo, sindrome da ovaio poli-cistico, altre malattie endocrine) ma i chili di troppo sono lì a rimandarti un’immagine di te che non riconosci allo specchio e che ti fa stare male.
Tutto ha cominciato con quel cambiamento brusco nella tua vita (separazione, trasloco, licenziamento, lutto, incidente…) e hai cominciato a perdere piede, a sentirti sopraffatto/a dagli eventi. Sentivi la necessità di proteggerti, di rifugiarti in qualcosa di sicuro, qualcosa che ti consolasse, che ti facesse sentire bene almeno per un attimo e quella consolazione l’hai trovata nel frigo. Ma il problema non è il cibo e questo non lo sa nessuno, nessuno a parte te.
Il peso delle emozioni: quando i chili di troppo non riguardano solo le calorie
Tutto comincia alla nascita. Primo abbraccio, prima poppata. Dopo quel viaggio traumatizzante dallo spazio protetto intrauterino verso il mondo esterno, così “diverso”, il seno materno e il salvifico latte assomigliano ad un oasi in mezzo al deserto. E insieme al latte, è l’amore che ci nutre.
Al cibo associamo un sentimento di sicurezza, protezione, calore umano, supporto; ed è questo che ci spinge verso di lui quando ci sentiamo giù: rispondiamo ad un automatismo che ci spinge a rifugiarci verso la nostra più antica fonte di piacere, sostentamento e protezione.
Il cibo non nutre solo il corpo, ci nutre interiormente: i pasti sono un’occasione di ritrovo, di condivisione; è sul cibo che si basa il tessuto sociale perché è la nostra matrice comune (senza cibo, si muore). Il cibo diventa allora simbolo di vita, ciò che assimiliamo diventa parte di noi.
Il sapore dolce si fa coccola, carezza; le spezie ti aiutano a pensare ad altro, a staccare la spina; il salato ti dà l’impressione di essere più forte, di farti valere. Ma è un palliativo perché in realtà non mangi: ingurgiti il cibo talmente velocemente che a volte non ne senti nemmeno il sapore, ciò che fai è tentare come puoi di tappare una voragine che hai sopra lo stomaco e, nello stesso tempo, di mettere a tacere le tue emozioni.
Crearsi una corazza per proteggersi
La nostra pelle è il limite tra il nostro mondo interiore e il mondo esterno, e se quel mondo lì fuori ci ferisce ripetutamente e ci sentiamo vulnerabili, indosseremo un’armatura, una corazza per proteggerci; a volte è proprio a questo che servono i chili di troppo: a creare un’intercapedine più spessa che ci aiuta a mettere le distanze tra noi e gli altri, per evitare di soffrire, per evitare che si avvicinino a noi.
“I chili di troppo che vorrei perdere sono le persone pesanti.”
(@alemarsia)
Avere le spalle larghe per portare il peso del mondo
Altre volte, ci capita di allargarci perché abbiamo l’impressione di tenere tutto sulle nostre spalle e quei chili di troppo ci fanno da pilastro, ci danno l’illusione di essere più grandi e forti di quello che siamo per poter portare il peso del mondo sulle nostre spalle. Tutti quei chili di troppo sono in realtà le responsabilità, le preoccupazioni, che non riusciamo a scrollarci di dosso, è lo stress che ci pesa: ci facciamo carico di tutti i problemi che ci gravitano intorno, quasi nella speranza di “salvare” gli altri, perché noi siamo corazzati, siamo forti. Forti, sì, ma non invulnerabili, e il corpo non può reggere tutto questo peso da solo.
Occupare quello spazio negato
I chili di troppo possono anche fungere da àncora: se senti di non avere il tuo posto nel mondo oppure da piccolo ti hanno “sradicato” con ripetuti traslochi e cambiamenti, cercherai un posto dove vivere e quel posto sarà il tuo corpo. Più grande e grosso diventerai e più rivendicherai il posto che ti spetta di diritto e questa volta non potranno più togliertelo.
Non si parla solo di territorio ma di avere un posto in famiglia, al lavoro, ecc. In questo caso, i chili di troppo potrebbero aiutarti a non sentirti invisibile, insignificante; potrebbero essere il tuo modo di imporre finalmente la tua presenza in modo che gli altri non possano più ignorarti. Ora sei più “visibile” e occupi più spazio.
Non basta dimagrire per risolvere il problema
Non basta fare una dieta per risolvere il problema, non basta eliminare le calorie: ciò che bisogna sistemare è il dolore, altrimenti rischierai di rimanere intrappolato/a tra una dieta e l’altra e con tutta la buona volontà del mondo, arriverà un momento in cui mollerai. Per evitare di entrare in quel circolo vizioso, puoi guardare cosa sta alla radice del problema: cosa mangi assieme al cibo? Cosa cerchi veramente? Da cosa fuggi? Cosa tenti di colmare in te? Cosa ti manca davvero?
Potresti tentare di risolvere il tuo problema facendoti aiutare da uno psicoterapeuta, perché ciò che ti fa soffrire dentro ti porta a farti violenza, ti porta a distruggerti lentamente, a farti del male e la tua salute rischia di pagarne le conseguenze. Non è soffocando il tuo cuore con uno scudo di adipe che sentirai meno dolore, devi ascoltarlo, capire cosa ti urla da così tanto tempo, non soffocare la sua voce.
Quando si parla di questo tipo di problema, non si parla quasi mai del peso che le persone si portano dentro, pensando che tutto sia una questione di sport, carboidrati, grassi e proteine. Io sarei dell’idea che per fare una buona dieta, bisognerebbe anche diminuire il dolore interiore, lo stress e le preoccupazioni: sarebbe già un peso in meno.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e Operatrice in Discipline Bio-Naturali
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