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Rassegna Etica

Greenpeace: tessuti tossici nei capi di abbigliamento. Le marche che non cedono

Di Gaia Di Giovanni - 15 Dicembre 2014

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Questi ultimi anni sono stati anni molto movimentati per il settore dell’abbigliamento, precisamente in riferimento al commercio delle pellicce.

Mettendo da parte solo per un momento le indicibili sofferenze degli animali di cui tanto si parla, è stata testata la qualità di grossi lotti di capi d’abbigliamento con inserti in pelliccia per comprenderne meglio la composizione, e i risultati sono stati a dir poco deludenti.

Gran parte dei capi conteneva in quantità elevate elementi fortemente nocivi per l’uomo, tossici a dismisura proprio nel caso degli indumenti perché, indossati, rimangono anche per lungo tempo a stretto contatto col corpo della persona.

Stiamo parlando di naftalene e cromo III, il primo è considerato cancerogeno, provoca la distruzione dei globuli rossi, nausea e vomito; il secondo, meno pericoloso, può provocare forti dermatiti.

A seguito di questa terrificante scoperta gli attivisti di Greenpeace sono insorti, hanno comunicato l’accaduto a tutto il mondo, hanno denunciato il fatto e i colpevoli dopo approfondite ricerche su produttori e commercianti, hanno lanciato una grossa petizione per la nostra salvaguardia e non hanno mai smesso di protestare.

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Ciò che più ha fatto infuriare non solo gli attivisti ma soprattutto gli acquirenti è stato sapere che gli abiti incriminati erano destinati quasi tutti ai nostri bambini che sarebbero stati vittime inconsapevoli di una violenza subdola e taciuta dall’interesse del vile denaro.

La protesta continua tuttora perché probabilmente gli elementi tossici nelle pellicce ci sono sempre stati ma noi non l’abbiamo mai saputo e così sarebbe stato ancora per molto se Greenpeace non avesse deciso di richiamare un po’ di attenzione parlando di questa gravissima realtà.

È evidente però che a seguito delle azioni di protesta non è detto che questa storia non si ripeta mai più e l’unica azione sicura per salvaguardarci sarebbe quella di boicottare questi mercati che per lungo tempo si sono presi gioco della gente inconsapevole.

Le marche tirate in causa e che non hanno potuto contraddire le accuse sono state Miss Blumarine, Il Gufo, Gucci, Fix Design e Brums e, mentre queste subivano controlli e sequestri di merce pericolosa, la LAV chiedeva a gran voce il divieto di produzione e vendita di pellicce per la protezione degli animali e delle persone, per la salute sia di chi indosserà determinati vestiti sia di coloro che li producono e vengono esposti a sostanze chimiche dannosissime.

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Ma i coraggiosi attivisti non si sono fermati alle pellicce e, incuriositi e sfiduciati, hanno condotto una ricerca nel 2012 con l’aiuto dei ricercatori di un laboratorio di una università inglese, riguardo a capi di abbigliamenti prodotti da 20 famose aziende di moda.

Ecco la LISTA non completa ma molto lunga di marche, negozi e precisi capi d’abbigliamento non proprio etici: leggetela con attenzione per una maggiore conoscenza di ciò che sta dentro il nostro armadio.

È venuto alla luce infatti che nomi come H&M, Burberry, Puma, Nike e tantissimi altri sono colpevoli della forte diffusione di abiti intaccati da veleni chimici e, tra maglie, jeans, scarpe e intimo, non sono molti i capi illesi.

Alcune di queste aziende (Valentino, Benetton, Burberry, Zara ecc.) hanno fatto marcia indietro poiché trovandosi senza via di scampo sono stati costretti, per la sopravvivenza dell’azienda, ad accontentare le richieste dei consumatori e degli attivisti; sono stati fatti molti progressi ma il percorso intrapreso verso la purificazione dei prodotti non è ancora concluso. Inoltre alcune aziende continuano per la loro strada senza compiere alcuna modifica ai propri capi (Versace, Gucci, Louis Vuitton, Dolce&Gabbana per esempio).

Non dimentichiamo allora che prima di tutto viene il nostro benessere perché se non riusciamo a prenderci cura di noi stessi non possiamo farlo per chi ci sta accanto; proteggiamo i nostri bambini che, anche se tanto forti, sono profondamente indifesi.

Seguiamo la LAV che lavora per leggi migliori e non abbandoniamo Greenpeace che sta combattendo per un mondo più etico.

Gaia Di Giovanni





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