“Di notte, più del canto dei grilli, mi impressiona il silenzio di milioni di formiche che ascoltano”
Tudor Vasiliu
Parlare di meno ed ascoltare, ascoltarci, di più è un esercizio che tutti dobbiamo praticare quotidianamente. Le parole sono importanti per comunicare ma ne facciamo un abuso spropositato, abbiamo superato il limite del sano uso delle parole, siamo giunti al punto che non riusciamo più a stare in silenzio e che quest’ultimo, il sacro e prezioso silenzio, non deve esistere ma deve essere annientato anche con le parole più inutili e insignificanti.
Parlare sempre, di tutto, di tutti e non fermarsi mai ci fa perdere una quantità esagerata di energia che potrebbe essere investita in qualcos’altro di più costruttivo. Le chiacchiere di paese, i giudizi sugli altri, le lamentele, le critiche… sono tutti modi per riempire un vuoto che sta dentro di noi e che in realtà non va riempito in questo modo superficiale e malsano ma accolto e trasformato.
Dobbiamo assolutamente tornare a vivere questo vuoto senza sentire il bisogno impellente di riempirlo con qualsiasi spazzatura, non dobbiamo temerlo ma inchinarci ad esso ed abbracciarlo, curiosi di scoprire a quale nuova via ci può condurre.
“Uno è padrone di ciò che tace e schiavo di ciò di cui parla.”
(Sigmund Freud)
Cerchiamo allora di ponderare ben bene le nostre parole, quelle dette ma anche quelle scritte: dobbiamo considerarle dei doni preziosi da regalare solo in certe occasioni. Prendiamo esempio dal saggio mondo animale che vive in silenzio e solo in occasioni speciali emette particolari suoni; ritorniamo a vivere a contatto con gli alberi, con il variare delle stagioni, con le montagne e ritorneremo ad essere più silenziosi e cauti nell’uso delle parole.
“Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l’oratore trascina l’uditorio con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente.”
(Sigmund Freud)
Quando nelle nostre vite sta accadendo qualcosa e sentiamo la voglia di gridarlo al mondo, proviamo a tenercelo solo per noi, almeno per un po’… gustiamocelo, elaboriamolo con i nostri pensieri e le nostre emozioni. Se lo diciamo ad altri perdiamo subito la sacralità di ciò che stiamo per vivere ed invece dobbiamo diventare noi stessi i custodi dei nostri tesori interni: così facendo non veniamo intaccati dal mondo altrui, conserviamo le nostre energie, pensiamo con la nostra mente. Ci sarà il tempo per condividere con gli altri, se lo si desidera, in modo pacato, fermo e presente.
Conservate la vostra forza interiore e non fatevi intaccare dalle parole altrui, ascoltate ma con un sano distacco, mettete un freno al fiume di parole altrui che vi stanno per travolgere, non permettete che il mondo emozionale degli altri inondi il vostro!
Un modo per esercitarsi al silenzio consapevole è quello di scegliere una giornata qualunque e di stare in silenzio il più possibile, provate poi a fine giornata a verificare l’effetto che vi ha fatto questo restrittivo uso delle parole. Provate poi a tenere per voi una confidenza che vi hanno fatto: consideratevi i custodi di un piccolo pezzo di mondo altrui e abbiate il rispetto nel non divulgarlo. Cercate anche di non spifferare tutto e subito, lasciate che gli eventi fluiscano senza le vostre parole che spiegano e che anticipano spesso inutilmente: ciò vale soprattutto per i bambini ma anche per gli adulti!
“Le parole sono sacre. Meritano rispetto. Se scegli quelle giuste nel giusto ordine, puoi spostare un pochino il mondo.”
(Tom Stoppard)
Parlare, come detto prima, fa uscire da noi energia: cerchiamo di far sì che quest’energia sia energia sana e buona da donare al mondo. Per farlo dobbiamo prima di tutto attuare una grande e faticosa opera di autoeducazione: dobbiamo imparare ad essere presenti, centrati, consapevoli, dobbiamo accogliere i nostri vissuti più bui ( come la rabbia, il dolore, la fatica) e considerarli come guide del nostro cammino incontrate per riuscire ad evolvere e migliorarci sempre di più. Solo così da noi potrà uscire energia sana e parole vere e consapevoli.
Se invece da noi escono solo parole superficiali, violente, brutte e inutili è perché stiamo riversando sugli altri e sul mondo il nostro malessere che non vogliamo accogliere. Se vi accorgete che siete in questa situazione preferite il silenzio, sforzatevi di non parlare, lasciate sbollire la rabbia, fermatevi, fate passare del tempo e solo dopo ponetevi faccia a faccia con questo vostro lato di voi stessi che vi sta sfuggendo di mano, affrontatelo e comprendetelo.
“Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo.”
(Buddha)
Elena Bernabè