“Qual è la cosa più difficile di tutte? Vedere con gli occhi ciò che davanti agli occhi sta” ~ Goethe
Si abbuffano davvero di zuccheri i fruttariani?
A voler far bene i conti, dovremmo dire che si abbuffano di litri e litri di dolcissima ACQUA. É questo infatti “l’ingrediente” numero uno della frutta fresca.
I quantitativi di zucchero aumentano molto solo quando si parla di frutta essiccata o manipolata dall’uomo. Persino la frutta disidratata però non è completamente priva di acqua:
100 g di fichi secchi ne contengono 30 g.
100 g di datteri deglet, circa 20 g.
ACQUA: LA MATRICE DELLA VITA
A scuola ci insegnano che siamo fatti al 70% di acqua. Questo è vero solo dal punto di vista della massa (dato che le molecole di acqua pesano poco).
“Da un punto di vista molecolare però”, come spiegava l’illustre Professor Del Giudice, “il nostro corpo è costituito da circa il 97-99% da molecole d’acqua. Soltanto il restante 1-3% è costituto da molecole diverse”.
Anche il nostro cervello è composto al 78% di peso da acqua. Scommetto però che avrete sentito dire che è fatto al 60% di grassi (e che per questo ci farebbe bene la carne!). Chi ha ragione?
Chi dice che il cervello è fatto soprattutto di grassi ha pesato solo la massa secca, senza l’acqua, ma quando si considera la massa totale, i grassi scendono solo al 12%.
Allo stesso modo, i muscoli in termini di peso sono fatti al 75% di acqua (non di proteine). Idem i reni (79%), il nostro cuore (73%) e soprattutto i polmoni (l’83%).
Siamo letteralmente fatti di acqua fresca, come la frutta.
La disidratazione è un grosso problema per la nostra salute, e quando arriva lo stimolo della sete, il corpo è già in sofferenza. Per restare sempre ben idratati, ci suggeriscono di bere circa due litri al giorno di acqua. La diatriba è se faccia meglio quella in bottiglia o di sorgente, del rubinetto o distillata.
L’acqua contenuta nella frutta viene vista solo come un “supplemento”, marginale.
Siamo proprio sicuri che invece non sia l’acqua migliore da bere per la salute?
L’acqua di un frutto è uguale all’acqua del rubinetto?
L’ACQUA DEGLI ORGANISMI VIVENTI: UN’ONDA ARMONICA
Sappiamo moltissimo sull’acqua, ma tanto altro rimane ancora un mistero.
Come faceva già notare il premio Nobel Albert Szent-Györgyi, i libri di biologia dedicano all’acqua poche pagine e si concentrano più su proteine, grassi, ormoni, vitamine, DNA ecc.
Perché quest’ossessione verso molecole che rappresentano solo l’1-2% del nostro corpo?
Come spiegava l’illustre Professor Del Giudice, Fisico della materia, le molecole d’acqua sono viste come marginali perché hanno una reattività chimica molto modesta e la biologia è ancora governata dalla chimica, cioè ritiene di più interesse le molecole che si incontrano e scontrano tra loro, compiendo reazioni.
Usando una sua metafora calcistica, “è come se venissero ignorati tutti gli spettatori ad una partita allo stadio…”.
Abbiamo 22 giocatori e 60.000 tifosi, ma per la biologia è come se le migliaia di spettatori non influenzassero affatto il comportamento dei giocatori in campo (o dell’arbitro!).
E invece “il pubblico allo stadio in realtà è importantissimo, perché facendo la Ola fa giocare meglio i giocatori”.
Ė ormai accertato che l’interazione tra le nostre molecole può infatti avvenire anche a distanza, non per forza attraverso un “contatto intimo” diretto. Pensiamo a una calamita, capace di attirare qualcosa senza aver toccato nulla.
Solo che nei corpi viventi non c’è una calamita, ma dell’umile acqua e il campo elettromagnetico di ogni singola molecola d’acqua, come ci ricordano gli esperti, è debolissimo: “Come potrebbe mai influenzare molecole ben più grandi di lei?”
Beh, come hanno fatto tanti mini lillipuziani ad avere la meglio sul gigantesco Gulliver: cooperando e muovendosi come fossero una cosa sola.
DINAMICHE COLLETTIVE: L’UNIONE FA LA FORZA
L’affascinante teoria di Del Giudice e Preparata sull’applicazione della fisica quantistica ai domini di coerenza dell’acqua è troppo complessa perché possa riportarla qui nei dettagli.
Questa è gente che mastica equazioni così come fossero noccioline, giusto per capirci.
Ai curiosi e agli intenditori quindi consiglio direttamente le pubblicazioni scientifiche, le conferenze e i video che trovate nelle fonti.
A noi del volgo può bastare capire che la maggior parte delle reazioni chimiche che avvengono nel corpo han bisogno di elettroni , ma come diceva il Nobel Szent-Györgyi, da dove vengano tutti questi elettroni è uno dei più grandi misteri della biologia. Diamo per scontato che questi elettroni nel corpo ci siano in abbondanza, ma così scontato non è, come ricorda anche Del Giudice.
Può essere che sia l’acqua a cedere molti elettroni e dare energia al corpo?
No. Una singola molecola d’acqua non cede i suoi elettroni neanche a pagarla, ma secondo l’elettrodinamica quantistica (QED), tante piccole molecole d’acqua, oscillando tutte insieme in un dominio coerente (mediante eccitazione e diseccitazione dei loro stati elettronici), possono risuonare all’unisono e creare un grande campo elettromagnetico – come dei tifosi in movimento coordinato creano una Ola – ed ecco che questo campo “può guidare le reazioni chimiche di altre molecole che si trovano nel suo raggio d’azione e che risuonano con esso” come spiega il Professore (che spero non si stia rivoltando nella tomba per come ho semplificato il discorso).
Per usare una metafora musicale, l’acqua diventa “il direttore d’orchestra degli incontri molecolari”.
Con un piccolo LA, parte un balletto. Con un piccolo movimento del polso, parte l’orchestra. Da un solo primo uomo che si alza, parte una gigantesca ola.
“La dinamica dei corpi viventi è una dinamica COLLETTIVA“
Questa configurazione tra l’altro fa risparmiare al corpo molta energia. Nessuno deve spiegare a ogni tifoso come alzare le braccia: quando la gente risuona, si muove insieme senza sforzo, in armonia, e così fa un corpo.
Un corpo sano. “Quando arriva la malattia?” si è chiesto il Professor Del Giudice. “Quando un corpo non è più in armonia“.
L’ACQUA DELLA FRUTTA: UN’ACQUA “VIVA”
Non tutta l’acqua ha la caratteristica di essere elettricamente carica e di poter creare strutture dette “coerenti”, ma solo quella contenuta in un organismo vivente vicina alle membrane (detta “acqua interfacciale” o “exclusion-zone water”), non la goccia estratta ed isolata in laboratorio, nè quella di massa dentro il mare o nel bicchiere.
Ora, la frutta attaccata alla pianta è indubbiamente un organismo vivente, e lo rimane per un po’ anche dopo essere stata colta. La domanda quindi sorge spontanea: può essere che la frutta ricca d’acqua sia in grado di dare questi segnali elettromagnetici al corpo o entrare in risonanza con quelli presenti? Oppure, nel masticare e digerire il frutto, quest’acqua “viva” ritorna ad essere una normalissima massa d’acqua, come Cenerentola dopo la mezzanotte?
Purtroppo il Professor Del Giudice è morto prematuramente prima di riuscire a rispondere a queste mie domande con cui l’avevo contattato proprio il mese in cui è morto, nel 2014. Altri studiosi sono ancora in una fase di ricerca in questo campo ma sono pochi: chi avrebbe interesse a scoprire che bere frutta fa meglio che bersi l’acqua in bottiglia?
Mentre comunque speriamo che qualcuno riesca ad approfondire l’argomento (e io aspetto il premio Nobel dall’ Uomo del Monte), ci rimane per fortuna sempre la natura da osservare.
Gli oranghi – tra gli animali a noi più simili – non bevono affatto (tranne raramente dell’acqua piovana, dai tronchi cavi degli alberi, quando fa molto caldo). Per il resto, ottengono quasi tutta l’acqua di cui hanno bisogno proprio dalla frutta fresca, il cibo che compone più del 90% della loro dieta.
Nel mio piccolo, senza aver toccato un goccio di acqua dal rubinetto o dalla bottiglia, ieri ho ottenuto un litro e mezzo di acqua, mangiando frutta a colazione e pranzo. Solo la sera ho messo in tavola una brocca d’acqua, nel consumare la mia cena cotta e salata.
“Wow. Sei sicuramente idratata… ma vorrei vedere la tua glicemia!” ha commentato la mia vicina di casa, vedendomi postare questo pasto su Facebook.
FRUTTA ACQUOSA E GLICEMIA: VADE RETRO COCOMERO?
Ė l’Indice Glicemico (GI) a mostrarci la capacità di un cibo zuccherino di alzare la glicemia, cioè la quantità di glucosio presente nel sangue.
Non sempre però le tabelle concordano sui valori. I dati possono cambiare in base al grado di maturazione o delle varietà: quella matura è più zuccherina , e alcune varietà contengono più o meno zuccheri.
Alcune tabelle poi usano il pane come riferimento (valore 100), altre il glucosio puro. Tutte però concordano su un punto: la maggior parte dei frutti ricchi d’acqua NON provocano un forte innalzamento della glicemia.
Tranne l’anguria.
Qualcosa non torna. L’anguria ha poco glucosio e molta acqua.
Dovrebbe farci benissimo, in teoria. E invece è l’incubo dei diabetici…
CARICO GLICEMICO: ANGURIA PRO NOBIS
Notate come gli elenchi dell’Indice Glicemico non specifichino mai il peso del frutto in questione, perché l’ indice si basa su “porzioni standard di 50 grammi di carboidrati”, per tutti i cibi.
Quanta anguria ci vuole però per arrivare a quei livelli di zuccheri?
Circa 600 grammi (pesata senza buccia).
Non proprio la tipica fettina insomma.
Entra in gioco il CARICO GLICEMICO (GL), un parametro creato ad Harvard per tenere in considerazione anche le PORZIONI dei cibi. Tutti quelli con valori inferiori a 10 sono considerati “ottime scelte di carboidrati” secondo questo parametro.
E magia, ecco che praticamente tutta la frutta ricca d’acqua rientra proprio qui.
Anguria compresa…
I valori dell’indice glicemico tra l’altro vengono calcolati dando da mangiare questi alimenti a partecipanti mediamente “sani”.
Ora, quanto in salute sia un onnivoro medio, con una dieta mediamente grassa e la probabilità media di sviluppare tumori, Alzheimer, malattie cardiache e diabete, lascio giudicare a voi (e a chi ha letto La Salute di Eva).
Sarà interessante in futuro avere un indice glicemico tarato su partecipanti vegani e fruttariani.
Ancora però sono certa che non siate convinti al 100% a farvi un pasto di sola frutta o troppa anguria.
Dopo tutto, oltre al glucosio, c’è un altro zucchero di cui tutti parlano malissimo (e di cui l’anguria è molto ricca): IL FRUTTOSIO.
Gli studi scientifici dicono che fa ingrassare, causa problemi al fegato, fa aumentare i trigliceridi ecc. ecc.
E sapete una cosa? Hanno assolutamente ragione.
Sicuri però che stiano parlando di quello contenuto dentro la frutta… ?
Nel prossimo capitolo metteremo sotto il microscopio lo zucchero dell’Eden.
E nel frattempo, per tranquillizzare la mia vicina, io sono andata a farmi le analisi del sangue…
(LISTA dei CAPITOLI PRECEDENTI)
Aida Vittoria Eltanin
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